COMPARTO PULIZIE
Oltre quanto già detto in generale in tema di appalti, privatizzazioni, lavoro, servizi innovativi e politiche di aggregazione/integrazione, si evidenziano solo alcune considerazioni sui dati relativi al rapporto sociale del 2001 a vostra disposizione, qui confrontati, in termini di tendenze, con il primo elaborato del 1999.
La rilevazione non è sul totale, ma a campione (comunque il 75 % del comparto, 75.3% nel 99); sono cose certo scontate per i diretti interessati, ma forse di qualche utilità per una maggior messa in comune a tutti delle specifiche problematiche.
Il comparto in generale è composto sempre da 15 coop., ma aumenta come fatturato del 33%, da quasi 426 a oltre 566 milioni di euro.
Nel campione il volume d‘affari aumenta del 32,76%, di cui il 20.75% sul 2000; ancor di più il numero dei clienti, quadruplicato rispetto al 99, di cui il 35.9% sul 2000; si registra quindi un maggior frazionamento, i clienti sono di più, ma in media più piccoli; in crescita quelli pubblici, 3.1% sul 99, ma solo lo 0.66% sul 2000; così come quelli sanitari sul 99, 8.75%, ma in calo sul 2000, 5.25%; le pulizie industriali sono in forte crescita sul 99, 14.25%, ma in calo sul 2000, 1.5%; quelle civili sono in crescita, 15.75% sul 99, di cui 14.75% sul 2000.
Calano i soci, 4.24% sul 99 e 5.63% sul 2000, ma i restanti sono più cointeressati, perché aumenta la remunerazione procapite del capitale sociale (6.8%) e il valore assoluto degli interessi sul prestito (54.6%).
Crescono gli occupati (33.4% sul 99, di cui 26.8% sul 2000) e in essi la percentuale di part-time (14.9% sul 99, di cui 12.9% sul 2000).
Cresce il numero di fusioni e partecipazioni in attività consortili.
Vola l’utile (+96.18% sul 99 e + 266.2% sul 2000), ma il dato deriva soprattutto dalla redditività extragestionale di una coop, anche se comunque migliora nella stessa e in generale la produttività.
Il patrimonio netto cresce del 54.57% sul 99, di cui il 26.58% sul 2000, per un ammontare di circa 130 milioni di euro.
Queste tendenze e questi dati in che relazione stanno con le grandi sfide innovative di servizio, con lo scenario italiano e internazionale della competizione?
Non siamo i peggio, è vero: molto alta è la percentuale italiana di microimprese (55%) e bassissima quella di grandi, oltre 25 milioni di euro, non più dell’1.8%; la Germania, per esempio, registra rispettivamente il 19% e il 42.8%; il grado di indebitamento, espresso come rapporto fra capitale investito e patrimonio netto, in Italia si attesta intorno al 17%, mentre Francia e Germania non arrivano al 10%, Regno Unito e Spagna addirittura non raggiungono il 5%; tutti gli indicatori di redditività italiani sono di molto inferiori a questi paesi europei.
Come si posiziona in questo quadro e che verso/i vuole prendere il vettore cooperativo del settore? Facciamo da soli ? Ognuno per sé e/o più assieme? In compagnia? Con quali partners finanziari e di capitale, con quali alleanze commerciali? Italiani e/o stranieri? In quali forme societarie utili allo scopo e compatibili con la nostra natura? Per fare cosa? In quali segmenti semplici e complessi? Ci accontentiamo della marginalità di alcune nicchie più o meno grandi di servizio o vogliamo affrontare le grandi partite che si sono aperte?
C‘è chi sembra avere scelto, ma deve e con lui dobbiamo ancora comunque dare risposta a queste domande; c ‘è chi non reagisce, ma per scelta o per inerzia?
Mi rendo conto che sono solo dubbi e domande, alle quali non posso certo e non in questa sede dare risposta: forse varrebbe davvero la pena, nei prossimi tre anni, parlarne di più assieme, anche dentro scenari intersettoriali, interregionali e nazionali di cooperazione.
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SETTORE PULIZIE-AMBIENTE-VIGILANZA
Che il settore pulizia, sanificazione e ambiente a livello regionale abbia raggiunto un livello imprenditoriale di tutto rispetto lo dimostrano i dati in allegato. E se i dati d’impresa dimostrano vitalità anche quelli sociali, "sostanzialmente tengono".
Spesso purtroppo non diamo enfasi informativa sufficiente a dare risalto e visibilità a queste situazioni. In una parola siamo capaci di vendere bene i nostri servizi, un po’ meno le nostre immagini.
Il settore è lanciato in un processo innovativo e complementare che vuole sempre più integrarsi nel tessuto imprenditoriale propriamente detto.
Non è più pensabile infatti che si sia identificati solamente come lavoratori marginali.
Il mercato, la maturazione della domanda sempre più richiedente professionalità e qualità porta le aziende a strutturarsi in modo moderno.
Questo nostro socio lavoratore, figura imprenditoriale sulla quale si costruisce la cooperativa-azienda, una realtà fortemente lanciata sul ventaglio produttivo del mercato e quindi verso un futuro.
Un assioma, quindi, che deve riuscire a proiettare nell’economia sociale un’immagine sufficientemente rappresentativa sia delle proprie dimensioni che delle proprie qualità.
Un socio che è e dovrebbe essere sempre di più lavoratore ed imprenditore, anche se la proporzione è spesso appiattita sul primo, non risultando chiara la reale differenza fra il socio e il lavoratore. Uno scambio mutualistico che viene realizzato dal lavoratore dotando la propria cooperativa della sua professionalità e della sua intelligenza e ricevendo in cambio una combinazione di qualità, remunerazione e sicurezza più certa e partecipata, che va però ulteriormente definita e viluppata.
La sfida che le strutture politico sindacali, in rappresentanza delle associate, debbono attuale, è quella che nella riorganizzazione del mercato, pur mantenendo le finalità cooperative immutate, siano introdotte quelle regole che permettano alle nostre aziende una visione mutualistica secondo i propri principi nella difesa dell’occupazione e dei diritti del lavoro.
Questo comparto è chiaramente a labour intensive.
Nell’occupazione le cooperative emiliano-romagnole del settore conseguono risultati positivi a livello di crescita, anzi si denota una scarsità diffusa di mano d’opera.
Questa caratteristica spinge ad una serie di considerazioni. Innanzitutto va valorizzata la componente femminile occupata, seguita dai giovani e completata dagli immigrati. In una parola proprio quei soggetti sociali che maggiormente risultano esposti ai problemi economici ed umani che la disoccupazione sottende (60/70 le donne, dal 6/7 gli immigrati, es. la Pulixcoop di Forlì).
Un movimento di imprese quindi, che considerato a livello aggregato evidenzia una consistenza importante e che può essere apprezzato per i contributi forniti al sistema sociale della regione per la sua consistenza locale e la spinta fornita alle diverse economie territoriali.
Fra le associate sono attive alcune grandi imprese che si possono classificare fra i leader nel settore.
Sono cooperative di dimensioni interregionali anche nazionali che operano con impegno e successo e nelle quali tutte le innovazioni di sistema e relazionali col cliente sono altamente sviluppati. Parliamo di certificazione di qualità, global service, customer satisfaction, ecc.
Tante altre, con fatturati da piccole e medie imprese, costituiscono un segmento importante che con la loro presenza estremamente diffusa sul territorio garantiscono alle economie locali la conoscenza e l’impegno di imprese cooperative che pur se di piccola entitità supportano quelle esigenze di mercato di minori dimensione.
Ecco dove dovremmo esprimere con sinergie di imprese cooperative quel principio di mutualità di movimento costruendo una serie di risposte integrate, per fornire servizi più complessi, anche con altri comparti fra province.
Un’ultima considerazione sul CCNL.
Dopo una stretta prima dell’estate che sembrava portasse alla firma del CCNL, si è invece arrivati ad un rinvio in quanto la CISL ha riportato sul tavolo una serie di punti (a dir la verità un po’ strumentali) che come detto hanno determinato questo slittamento.
Come sempre succede in questi casi ad un momento di accordo interrotto subentra una fase di delicata ricucitura e di cauto ottimismo.
Noi ribadiamo e auspichiamo che si voglia ripartire dai cinque punti cardine del contratto. Inquadramento, definizione dell’ambito di applicazione, aspetti normativi, flessibilità e modelli di organizzazione del lavoro.
Per parte nostra diamo grande importanza ad alcuni elementi: sfera di applicazione del contratto, classificazione del personale e flessibilità. Questo equivale a parlare di una reale volontà di realizzare un contratto global service e non solo quindi delle pulizie. Rivedendo l’impianto, cioè il contratto, per introdurre una classificazione che tenga conto delle mutate realtà operative del settore, passando attraverso il superamento di antichi istituti che sono vecchi e addirittura frenano lo sviluppo.
Se questi concetti non venissero soddisfatti o il contratto vedesse il solo sbocco economico, molti operatori verrebbero penalizzati dai soli costi in favore di operatori al di fuori delle leggi e del contratto.
In questo assisteremmo ad una totale destrutturazione che vedrebbe sempre più la domanda soddisfatta dai grandi global service providers, i quali si avvarrebbero degli operatori ai più bassi costi, quelli meno qualificati e organizzati.
Se invece, come è auspicabile, a costi regolamentati e contrattualizzati si realizzasse una vera competitività, allora le aziende potrebbero strutturarsi e svilupparsi all’interno di un quadro certo dove solo i migliori, quelli che investono su se stessi, quelli che vogliono veramente competere, resisterebbero e troverebbero a quel punto spazi per combattere ad armi pari con qualsiasi concorrente dovunque provenga.
Ecco quindi che noi affermiamo che non ha importanza il tempo, ma il risultato.
In altri due campi siamo per motivi diversi, ma uguale risultato, all’inizio.
Ambiente.
Alcune nostre aziende sono ormai fra i leader anche nel monitoraggio ambientale, nella raccolta e nel trasporto dei rifiuti organici assimilabili, dei rifiuti differenziati, dei rifiuti speciali e nocivi, nella gestione degli impianti di depurazione e nella gestione e manutenzione del verde pubblico. Per essere efficienti, per ampliare progressivamente il ventaglio dei servizi offerti in prevalenza delle Pubbliche amministrazioni le cooperative si stanno impegnando sui alcuni obiettivi prevalenti e su questi focalizzano gli investimenti (es. Pulixcoop Forlì).
In tutto questo nuovo business una condizione va però sottolineata. E’ una questione che passa attraverso il comportamento di ciascuno di noi, più saremo superficiali, intolleranti alle indicazioni sul rispetto ambientale più non solo "pagheremo" in termini economici, anche sotto l’aspetto di visibilità e qualità della vita.
Vigilanza.
Già lo avevano denunciato nel passato. Nel settore nascono figure atipiche per rapporto datoriale non configurato con nessun contratto.
Body gard, buttafuori, custodi-portieri, vigilantes, mestieri che non sempre rispettano le norme contrattuali e le prescrizioni di P.S.
Un settore nel quale pertanto i problemi sono numerosi e di grande portata. Il primo è che in questa attività l’area grigia del mercato è grande e non accenna a ridursi. Gli addetti irregolari, quando addirittura non dichiarati, i danni per l’INPS e per le imprese regolari sono enormi. L’Associazione e le cooperative associate cercano di trasmettere ogni giorno al mercato un messaggio di trasparenza ed efficienza.
Certamente non basta, occorre continuare a ricercare assieme all’operatore pubblico le regole dei servizi offerti, costituire e far funzionare gli Osservatori, selezionare gli accessi al settore.